Ginosa Marina non ha un pronto soccorso. Una delle più ridenti località dello Ionio, tra le prime bandiere blu della costa tarantina, che in estate vede centuplicato il numero dei suoi abitanti arrivando a più di 70.000 turisti, non dispone di un efficiente servizio di guardia medica. Una bambina di tre anni cade da una scala a chiocciola nel primo pomeriggio di ieri, i genitori hanno appena affittato una casa sul mare per una spensierata vacanza. La bambina non mostra segni evidenti, ma solo in apprensione, corrono al pronto soccorso drammaticamente irrimediabilmente chiuso. Un biglietto anonimo avverte degli orari di apertura e gli intima di rivolgersi al proprio medico curante. Mamma e papà corrono al più vicino ospedale di Castellaneta mentre la tensione sale. La bimba sembra riprendersi, ma il pericolo non è scongiurato. Al di là degli esiti, come diceva un vecchio cronista la domanda nasce spontanea: la giovane coppia è di Ginosa, Comune madre della non più ridente stazione balneare, se fossero stati turisti inglesi, o tedeschi, l’incaming che tanto invochiamo, come avrebbero fatto?A chi si sarebbero rivolti? Conosciamo la disastrosa situazione della nostra sanità, non vogliamo buttare la croce addosso a nessuno, ma alcune considerazioni sono doverose al di là del facile populismo. Perché non si prevede mai l’emergenza? Perché si aspetta sempre la tragedia, pregando sommessamente che non arrivi? Perché dobbiamo aspettare che succeda il fattaccio incapaci come siamo di gestire l’ordinario? Una breve indagine rivela che, quando funziona, il pronto soccorso è sprovvisto di garze e cerotti. Quando gli va bene i malcapitati utenti devono andare a comprarli di tasca propria nell’unica farmacia disponibile, per non parlare delle medicine più comuni. I medici di turno non possono che allargare le braccia e spedirci al più vicino ospedale, ammesso che lì siano in grado di fare qualche cosa. L’estate e già inoltrata e si attende l’ondata di nuovi arrivi, con quali prospettive? Ci auguriamo che la bambina torni a giocare senza conseguenze, lei è vivace, si rialza e continua a correre, anche se un po’ claudicante. Ma noi cosa aspettiamo? Perché dobbiamo sempre parlare di tragedia sfiorata? Dove sono le autorità? No, qui non si tratta di populismo o di una facile crociata anti casta, piuttosto di una chiamata alla responsabilità, che esige risposte. Da tutti.