A pochi giorni dall’inizio della Settimana Santa, dopo 85 anni, giorno 23 marzo 2013 – ore 19.30, presso la chiesa matrice di Palagiano, ritorna il Concerto della Passione, eseguito dalla Banda comunale “G. Paisiello” di Palagiano: si vivrà un momento di preghiera, che ci aiuterà a riflettere sul mistero della Passione di Cristo. La presenza della musica nella ritualità della commemorazione della morte di Cristo, è di grande impatto emotivo, sopratutto durante le processioni. La pietà popolare, in quei giorni, vive intensamente la Passione. Nell’attesa della Resurrezione, si riunisce intorno alla Madre che piange la morte del Figlio: ed è qui che le note delle bande diventano vere e proprie musiche di scena, per il dramma che viene rappresentato. Per tradizione popolare, i brani che accompagnano le processioni sono chiamati “marce funebri”, ma, certamente, la definizione è semplificativa. Questi sono spesso, piuttosto, pagine di elevata qualità musicale, adattati per l’occasione alla strumentazione di un complesso bandistico e, molto spesso, il tempo musicale scritto sugli spartiti è stato rallentato dai direttori, perchè meglio potesse adattarsi all’andatura dei confratelli, ottenendo un effetto di grande suggestione. Nel repertorio delle marce funebri della Settimana Santa, si assiste ad un felice accostamento tra il patrimonio più popolare e quello colto, attraverso il recupero o l’adattamento di temi e di marce vere e proprie di autori importanti e, così, fanno ormai parte della memoria storica brani celebri come la marcia funebre della sonata n.2 opera 35 in si bemolle minore di Frydryck Chopin, composta nel 1937, e molto spesso è ancora il repertorio operistico a fornire occasione di trascrizioni, come la famosa Jone di Enrico Petrella. Accanto a questi ed altri grandi nomi della musica colta, una serie di musicisti noti e meno noti, hanno legato la loro fama all’indiscussa attività di direttori di banda, ed alla composizione di marce funebri divenute celeberrime, proprio a causa di queste processioni.
Programma del concerto:
Il titolo della prima marcia che la banda eseguirà è “A Vittorio Emanuele II” composta da Vincenzo Consenti, e considerata tra le marce più difficili e più eseguite; di Giacomo Lacerenza ascolteremo “Tristezze”; il compositore, vissuto tra la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento, venne considerato un ragazzo prodigio; già a dieci anni suonava il suo flicornino nella banda. Nel 1927, divenne direttore della banda di Montemesola; scrisse pagine importantissime per la Settimana Santa tarantina. “Tristezze” viene anche chiamata la marcia del troccolante, perchè il compositore riuscì ad inserire il suono della troccola, tra le note degli spartiti. Tra le musiche che allieatano le nazzicate dei confratelli, si inserisce di diritto “Giovedì Santo”, una sinfonia tra le più belle e le più dolci, dai toni solenni e trionfali, del maestro Adolfo Bonelli, direttore d’orchestra e di banda, nato a Capua nel 1868 e morto a Lucca nel 1938. Più recenti sono le marce scritte dal maestro Amleto Cardone, scomparso qualche anno fa, tra l’altro vincitore di un concorso nazionale, bandito negli anni ’70 dalle Confraternite del Carmine e dell’Addolorata e dall’EPT di Taranto, con la sua bellissima “Grido di dolore”. Un compositore non tarantino, ma divenuto popolare per aver composto la marcia più amata dai tarantini, è il torinese Luigi Rizzola, vissuto tra la fine dell’800 e la prima metà del 900, autore di “Mamma”. Questa marcia viene tradizionalmente associata dai tarantini alla madre dolente, fu composta nel 1911, prima che l’autore si stabilisse a Taranto nel 1935, in occasione della morte della madre, alla quale era dedicata, e fu eseguita per la prima volta da un’orchestra d’archi ai funerali, che si tennero nella Basilica di Santa Maria Novella a Firenze. Successivamente, rendendosi conto che ben si adattava alle processioni del Giovedì e Venerdì Santo, Rizzola ne curò la strumentazione per banda, aggiungendo quei caratteristici quattordici tocchi di campana, che potrebbero rappresentare le quattordici stazioni della Via Crucis.
di Pino Favale