La legge salva-Ilva deve essere applicata da tutte le parti in causa ”integralmente e immediatamente”, ”pur in pendenza del giudizio della Corte Costituzionale”, e ”l’azienda paghera’ le retribuzioni”: sono queste le conclusioni del vertice convocato d’ urgenza ieri sera a Palazzo Chigi dal Governo, raggiunte d’intesa con i rappresentanti dell’ Ilva e delle parti sociali. A Taranto negli ultimi giorni impianti a singhiozzo con rischi per la sicurezza, e una tensione crescente. Intanto, i lavoratori Ilva, riunitisi in assemblea permanente autoconvocata da ieri 17.01.2013 presso la sala del consiglio di fabbrica, dopo ampia e democratica discussione, hanno deciso all’unanimità quanto segue:
1 – l’azienda deve essere espropriata e nazionalizzata immediatamente;
2 – tramite la nazionalizzazione adoperarsi per il fermo e il ripristino degli impianti maggiormente inquinanti;
3 – garantire i posti di lavoro a tutti i dipendenti Ilva e a quelli dell’indotto.
Il D.L. 207 del 3 dicembre 2012, impegna il Governo e lo Stato a farsi carico delle responsabilità e delle garanzie in caso di inadempienze o violazioni della legge stessa.
I lavoratori Ilva, si legge in un comunicato, preso atto che la proprietà attuale non manifesta alcuna volontà per salvaguardare la salute pubblica, quella dei lavoratori e il salario degli stessi, tanto chiarito anche dalle dichiarazioni del Direttore, Ing. A. Buffo: “se non produciamo non possiamo pagare gli stipendi; se non dissequestrano il prodotto finito, non garantiamo il prossimo stipendio”, rammentano, qualora fosse necessario, che l’azienda non ha mai smesso di produrre, neanche quando il sequestro degli impianti non prevedeva la facoltà d’uso, pertanto, ritengono non più credibile l’interlocutore. I lavoratori chiedono che lo Stato intervenga immediatamente per dare tutte le risposte e le garanzie necessarie alla soluzione del problema, ricordando che il suddetto D.L. fu emanato d’urgenza in quanto l’Ilva è ritenuto sito d’interesse strategico nazionale. I lavoratori Ilva, pertanto, invitano Governo, Stato e tutte le Istituzioni pubbliche, ad attivarsi con solerzia per scrivere una legge speciale per Taranto e per i lavoratori, anche per consentire a questi ultimi di uscire dalla fabbrica in anticipo e godersi la pensione. Tanto, in considerazione degli acclarati dati sulla mortalità, le malattie derivanti da avvelenamento industriale nel territorio e delle conseguenti ridotte aspettative di vita. I lavoratori Ilva, ritengono ormai improrogabile un massiccio investimento pubblico in favore della ricerca, della prevenzione e delle cure mediche a causa dell’emergenza sanitaria in cui versa la popolazione e, pertanto, auspicano la realizzazione di strutture sanitarie all’avanguardia ed efficienti. I lavoratori Ilva reclamano, oltre ad un piano industriale serio e lungimirante, l’impegno a promuovere, programmare e realizzare progetti che mirano allo sviluppo alternativo, offrendo così maggiori possibilità ad altre imprese e ad altri settori produttivi, in considerazione del fatto che, colossi industriali della portata di Ilva, ENI e Cementir, paradossalmente non contribuiscono a ridurre l’altissima percentuale di inoccupati nella provincia jonica. I lavoratori concludono avvertendo che non si faranno ricattare, ammorbidire e turlupinare da nessuno, non demorderanno e resisteranno sino alla fine, manifestando le loro istanze pacificamente e senza ricorre ad azioni che possano creare disagio alla popolazione già penalizzata pesantemente per altre ragioni.