di Michele Pacciana
<<La Chiesa siamo tutti>>. Nell’udienza del mercoledì in sala Nervi Papa Francesco ha rilanciato una riflessione alta sulla Chiesa come “ecclesia”, come corpo mistico di Cristo in cui Dio si proietta e si manifesta, a cui tutti, ciascuno nella propria individualità e specificità, siamo chiamati a collaborare e partecipare. Nello stesso giorno dell’appello del Pontefice, quasi ricalcandone il solco, il vescovo di Castellaneta, Monsignor Pietro Maria Fragnelli, decide di ripartire dagli ultimi, da chi soffre un handicap fisico o psichico, di fare e di essere Chiesa con loro, con i loro genitori e con chi se ne prende cura. In uno dei primi appuntamenti dell’anno liturgico appena iniziato, quasi a voler riaffermare l’attenzione ai deboli come priorità del suo Ministero, Monsignor Fragnelli, mercoledì 11 settembre ha fatto visita agli ospiti del Centro di Riabilitazione Osmairm di Laterza, la più grande struttura del Territorio per l’assistenza e la cura della disabilità grave.
<<Chi può conoscere i disegni di Dio?>> si è chiesto il vescovo riecheggiando San Paolo, <<Chi ha una risposta al dolore e alla sofferenza?>>
<<Senza nascondere l’angoscia e le difficoltà di un dramma che ci ci interpella tutti – ha proseguito Fragnelli rivolgendosi soprattutto ai genitori e agli operatori, chiamati ad un lavoro e ad un lavoro e ad una sintonia non facile, dobbiamo riscoprire la risposta nell’amore che dobbiamo a Dio e a noi stessi, in una Chiesa che si fa comunione e presa in carico dell’altro. Ogni laico, ogni operatore svolga il proprio compito con amore e per amore. Guardando al Cielo si può migliorare la Terra, in nome di quel Cristo, vero Dio e vero uomo, morto e risorto>>.
Nella riscoperta di un laicato adulto e consapevole, in cui ognuno assuma le proprie responsabilità – ha affermato il vescovo – bisogna favorire un cambio di passo e di approccio, come fa l’Osmairm da anni, l’handicap non è uno stigma, ma una difficoltà in più per la persona, che va aiutata in un percorso di terapia di integrazione e alla vita.
La risposta è arrivata quasi subito. Il coro che accompagnava la messa era formato anche da giovani disabili, ognuno era utile, ognuno cantava con la propria voce, che si univa al cielo. La speranza ha gli occhi di un uomo semplice, anche quelli dei disabili.