Rischia di allargarsi a macchia d’olio l’inchiesta che ha travolto il Comune di Ginosa e ha portato in carcere l’ex assessore ai lavori pubblici Vincenzo Di Canio, il tecnico Alfredo Clemenza e l’ex dirigente Mauro De Molfetta. Sale infatti a 12 il numero di persone denunciate dalla Guardia di finanza di Taranto che ha effettuato le indagini. Oltre ai tre finiti in carcere, ad Enrico Grilli, vice presidente della società «Il Poligono» finito ai domiciliari, nell’inchiesta sarebbero coinvolte altre 8 persone la cui posizione è al vaglio del pm Maurizio Carbone. Dopo l’interrogatorio di Di Canio, Clemenza e De Molfetta, in cui tutti gli indagati, difesi dagli avvocati Franz Pesare, Armando Pasanisi, Raffaele Strada e Andrea Silvestre, hanno respinto le accuse, domani toccherà a Grilli comparire dinanzi al gip Vilma Gilli. L’uomo, difeso dagli avvocati Carlo e Claudio Petrone, è accusato di aver versato una tangente di 6mila euro all’ex assessore per ottenere l’appalto per la costruzione di un Centro diurno per minori. Di Canio, esponente del Pdl, è accusato anche di voto di scambio per i «favori» concessi ad alcuni cittadini: il rifacimento del manto stradale dinanzi alle abitazione in cambio della promessa del voto alle amministrative del 2011. Spulciando le carte dell’inchiesta spunta anche un favore che secondo i finanzieri sarebbe stato concesso a Luigi Montanaro, ex sindaco di Ginosa e attuale coordinatore provinciale del Pdl. Per gli uomini delle fiamme gialle, guidati dal maggiore Giuseppe Dinoi, «è il sindaco uscente che chiede indirettamente al Di Canio, per il tramite del Clemenza (inequivocabile fulcro del meccanismo messo in piedi da Di Canio) l’ef fettuazione di lavori non previsti» per il rifacimento di una strada vicina ad alcuni terreni di sua proprietà. Di Canio, tuttavia, sembra scoprirlo solo in una telefonata con Felice Bitetti, responsabile della ditta incaricata di effettuare i lavori.
di FRANCESCO CASULA (Gazzetta del Mezzogiorno)