Appena tre giorni fa la campanella della scuola Carducci è suonata per l’ultima volta. La prima a reagire è stata Rosa Perrone, un’insegnante residente nel centro storico che con un sms ha dichiarato: “bisognerebbe proclamare il lutto cittadino”. Poi, non contenta, ha realizzato un manifesto funebre con le immagini della facciata della scuola ristrutturata qualche anno fa, per esprimere pubblicamente la propria contrarietà: “si è trattato di eutanasia… non la rimpiangeranno gli amministratori e i dirigenti scolastici che ne hanno causato il decesso”. A seguire la pubblicazione sui social network e tutti giù a strapparsi le vesti per qualcosa di inevitabile. La maggior parte delle giovani famiglie ginosine – quelli che verosimilmente possono avere figli in età da istituto comprensivo – si è trasferita nei nuovi quartieri, tutti lontani dalla gloriosa scuola media Carducci. Sono pochissimi quelli che hanno optato per la ristrutturazione delle antiche case avite nel centro storico di Ginosa. Così la fine dell’istituto, reso indimenticabile dalla figura della preside Maria Giannini Santoro e dai tanti docenti che vi hanno insegnato, è stata sancita dallo sviluppo urbanistico e demografico più che dalla indifferenza dei dirigenti. Un periodico locale denuncia “il mantenimento forzato di 4 istituti comprensivi a Ginosa con numeri fasulli per operazioni clientelari” e sostiene che il rischio incombe ora su Marina di Ginosa, il cui istituto rischia di perdere l’autonomia. Quel che rattrista tutti è la scomparsa di un simbolo di cultura ed insegnamento, quando la scuola coincideva con il sapere ed i professori erano una figura socialmente rispettata, ad iniziare dalle retribuzioni. E soprattutto quando un diploma ed una laurea rappresentavano l’accesso a professioni apprezzate e decentemente retribuite. Ora la conoscenza veicolata da internet, con computer che sono essi stessi un compendio reale di elettronica ed elettrotecnica, rende terribilmente retrò la scuola che sarà costretta – anche negli istituti che rimangono – ad aggiornare e migliorare nettamente la qualità e quantità degli insegnamenti impartiti. Anche perché, ammettono i professori più sinceri, “ai ragazzi manca lo stimolo allo studio perché sanno che fuori il mondo che gli aspetta non sa che farsene di quelle competenze” e ne richiede molte altre su cui i programmi ministeriali faticano a sintonizzarsi. Tuttavia la Carducci, che solo nel 2008 aveva festeggiato il suo 50° anno dalla fondazione, rappresentava a Ginosa la cultura intesa non solo come cumulo di nozioni strumentali, ma come educazione alla cittadinanza. E’ questo il patrimonio che si è perso con il lento appannarsi della scuola Carducci sul cui plesso l’amministrazione sarà presto chiamata a decidere un uso alternativo.
Di Nicola Natale