Castellaneta: la scala mobile è immobile, pronti ad andare in tribunale



IL FATTO/IL VICESINDACO CELLAMARE SCRIVE AL DIRETTORE GENERALE DLL’ASL SCATTAGLIA PER “UN’INCRESCIOSA SITUAZIONE DELL’OSPEDALE”

CASTELLANETA – Da inefficienza a scandalo.
La scala mobile è immobile, da più di un anno, ma in ospedale e pur ausilio di cammino per persone nella fase acuta della loro malattia: chi venga da una chemio, al massimo della debilitazione, chi da ortopedia, magari con una gamba invalida, altri da ginecologia, da urologia da chirurgia e da chirurgia vascolare; in più al primo piano ci sono anche gli uffici amministrativi.
Il vicesindaco, Alfredo Cellamare, che ha la delega ai servizi sociali, certamente non all’insaputa del sindaco Giovanni Gugliotti, scrive una rispettosa e cruda lettera al direttore generale della Asl, Fabrizio Scattaglia, facendosi portavoce “dell’ennesima lamentela dei pazienti penalizzati dalla chiusura ormai cronica all’accesso della scala mobile”.
Però, prima di elencargli gli utenti, per necessità, della scala mobile, Cellamare, segnala due situazioni paradossali: è da un anno che la scala mobile è ferma; e, soprattutto, “risulta che venga pagata la quota di manutenzione” alla ditta che della manutenzione è assegnataria: l’inefficienza, da una parte, lo scandalo dall’altra, l’inefficienza che diventa scandalo.
Infine, il vicesindaco dice al direttore generale che l’Amministrazione è determinata a rivolgersi alle autorità giudiziarie, a trascinare in tribunale l’Asl, e di attendere al più presto la risposta di Scattaglia a questa sua lettera.
Con tanto di foto, della scala mobile immobile hanno scritto a distanza di mesi l’uno dall’altro i giornali locali, invano; ma i giornali ormai sono da meno del famoso proverbio contadino secondo il quale “u ciucc tre dì vè atturn” (l’asino tre giorni va in giro), le maldicenze presto vengono dimenticate. Ma dei malati, che per camminare nell’ospedale, devono essere sostenuti dai familiari,  si può dire ciò che diceva Virgilio a Dante: “Non ragioniam di lor ma guarda e passa”?
E a corredo di questa pagata incuria restano le domande dell’antipolitica: perché tanta sordità dinanzi ai malati? Ecco uno dei sintomi delle molte malattie della sanità italiana: i malati, invece d’essere i primi, sono gli ultimi; fino a quando la  sanità sarà alla mercé della più scalcagnata classe dirigente della storia italiana? Segue la sarcastica consolazione: meno male che siamo al Sud, non siamo arrivati alle nequizie della milanese Santa Rita, o dei rimborsi gonfiati della Maugeri, o del San Raffaele, un cui tentacolo, “arto prensile”, era arrivato fin nel Tarantino.
Ed infine la domanda della sfiducia cronica: in un anno si poteva fare una scala mobile tutta nuova, invece, forse non si è stati capaci di aggiustare un piccolo guasto del motorino.

 

 

Michele Cristella





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