L’Ilva, in una nota, dice che il sequestro della produzione disposto dalla magistratura “comporterà in modo immediato e ineluttabile l‘impossibilità di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attività, dalle forniture dello stabilimento di Taranto”.
Ilva annuncia che farà ricorso contro il provvedimento di sequestro della produzione degli ultimi quattro mesi. Sul provvedimento di sequestro, la società rileva che “Ilva non è parte processuale nel procedimento penale ed è quindi estranea a tutte le contestazioni ad oggi formulate dalla Pubblica Accusa”. Sottolinea inoltre che “lo stabilimento Ilva di Taranto è autorizzato all’esercizio dell’attività produttiva dal decreto del ministero dell’ambiente in data 26.10.2012 di revisione dell’Aia” e che “il provvedimento di sequestro emesso dal Gip di Taranto in data odierna si pone in radicale e insanabile contrasto rispetto al provvedimento autorizzativo del ministero dell’ambiente”.
A Taranto non c’é “un pericolo per la salute pubblica”: lo ribadisce Ilva rendendo noto che “mette a disposizione sul proprio sito le consulenze, redatte dai maggiori esponenti della comunità scientifica nazionale e internazionale, le quali attestano la piena conformità delle emissioni dello stabilimento di Taranto ai limiti e alle prescrizioni di legge, ai regolamenti e alle autorizzazioni ministeriali, nonché l’assenza di un pericolo per la salute pubblica”.
Ilva “ribadisce con forza l’assoluta inconsistenza di qualsiasi eccesso di mortalità ascrivibile alla propria attività industriale, così come le consulenze epidemiologiche sopraccitate inequivocabilmente attestano”.
Il segretario della Fiom Cgil di Taranto Donato Stefanelli: ‘Invitiamo invece i lavoratori che devono finire il turno a rimanere al loro posto e a quelli che montando domani mattina di presentarsi regolarmente’. “Questo atteggiamento ricattatorio ‘andate a casa’ – aggiunge Stefanelli – non esiste. Abbiamo chiesto cosa significa sul piano lavorativo, ma non lo sanno nemmeno loro. E’ un’azienda allo sbando e l’unica cosa che sa fare è mettere in atto una rappresaglia. Hanno subito stamattina – dice il sindacalista – i provvedimenti giudiziari e ora scaricano tutto sui lavoratori”. Stefanelli fa presente che i sindacati stanno valutando “le cose da fare” e hanno già sollecitato “il governo Monti a convocare immediatamente il tavolo nazionale suul’Ilva”. “Se il Governo – sottolinea Stefanelli – continuerà a tergiversare, noi nei prossimi giorni saremo tutti sotto Palazzo Chigi”.
Se il presidente del Consiglio, Mario Monti, non convocherà nelle prossime ore un incontro sulla situazione dell’Ilva giovedì i lavoratori del Gruppo manifesteranno sotto palazzo Chigi. Lo annunciano i sindacati in una nota. I lavoratori “messi in libertà” dall’azienda nello stabilimento di Taranto sono circa 5.000. (ANSA)